FILI D'ERBA
Variazioni sul tema del regalo
Testo e disegni: Laura De Luca
Musiche originali:
Silvano Valci
11. Questo regalo sono io
Alla fine, come vedi, questo tuo regalo mi assomiglia.
Ci giravo intorno intorno e non volevo ammetterla, questa semplicissima verità.
Potrà sembrare una presunzione esagerata, un atto insopportabile di narcisismo, un mezzo scandalo, una lieve scabrosità...
No, non mi assomiglierà solo in quanto, avendolo scelto io, per te, inevitabilmente si porterà dietro qualcosa dei miei gusti e delle mie preferenze...
Mi assomiglierà in un senso diverso e molto più definitivo: che altro potrei mettere, infatti, dentro questo regalo speciale, che tu già non abbia ricevuto e che non possa ricevere, teoricamente, da chiunque altro?
Che altro, perché questo regalo sia davvero unico e originale?
Io sono poverissima, ho soltanto me stessa.
Quella me che si apparta e non pone più domande, che scompare e preferisce defilarsi.
Come tu desideri.
In effetti non possiedo un gran che.
E’ dunque questa me fatta di ombra che più rassomiglia al mio regalo per te.
E proprio perché gli assomiglio con questa mia essenza umbratile, desidererei assomigliargli il meno possibile, neppure firmarlo, non farmi neanche riconoscere.
(Anche io detesto esibire il mio nome.)
E tuttavia non potrò non lasciargli dentro una qualche traccia...
Sarà lo stesso genere di impronta che lascio sul cuscino quando mi alzo, il negativo di me stessa, il mio lato oscuro.
Non posso farci niente, non c’è intenzione o dolo in questa mia immersione notturna dentro il mio regalo per te.
Ci sono nata dentro.
Ci sto dentro da quando ti ho incontrato.
Da allora, non mi sfiora mai il dubbio che questo regalo possa non piacerti.
O che tu possa averne paura, non ritenendoti all’altezza dell’impegno che esso comporta.
Ho superato questo pensiero “piccolo”.
La gratuità del mio regalo può permettergli di non curarsi di nulla.
Niente domande, niente risposte, niente dubbi o “guasti di coscienza”.
Ti ho già parlato della sua smemoratezza, che è uno dei nomi della sua perfezione?
La sua smemoratezza e la sua levità lo indurranno anzi a sconfinare in un sogno, quello di sedurti definitivamente, senza più paura.
“Amor che a nullo amato amar perdona”...
In compenso mi turba la possibilità che la mia presenza dentro di esso possa distrarti, sviarti dall’essenziale, solleticare la tua vanità o al contrario infastidire il tuo isolamento.
Il mio regalo ti contempla, e io con esso.
Non c’è scampo, lui non sa fare altro.
Dal suo sguardo fondo e miope di cosa (se per caso coinciderà con una cosa) il mio regalo non farà che guardarti.
Esattamente come a me piace: guardarti nel tuo isolamento.
E se non sarà una cosa, sarà lo stesso: sarà lui lo sguardo con cui io ti guardo.
Ti guarderà da lontano, non avrà scelta.
Come io ti guardo.
Come il tuo cane ti guarda.
Da lontano.
Come tu desideri.
Ti guarderà anche da vicino, sapendo però sempre tenere le distanze.
Ti guarderà scomparire, se tu desideri scomparire. O ritornare, quando sarà per te il momento di ritornare.
Ma, dalle sue distanze, non potrà non vagheggiare comunque un abbraccio.
E una carezza.
Ti guarderà quando ti alzi, quando vai a letto, quando cammini, quando stai fermo, quando dormi... Ti guarderà quando ti svegli, quando sei nudo, quando ti vesti, quando sei solo, quando qualcuno ti abbraccia...
Non potrà proprio staccarti gli occhi di dosso.
Ma gli occhi del tuo regalo sono i miei occhi...
E così, da quando ti conosco, il mio regalo è: guardarti.
Ma non guardarti come un voyeur, no.
Piuttosto come ti guarda uno specchio.
Senza un sorriso, se tu non sorridi.
Con attenzione, se tu sei attento.
Con ironia, se tu hai ironia.
Ma solo se tu lo guardi...
La verità è.
Non ha bisogno di gradimenti, di adesioni.
E’ lì, su quella superficie liscia e argentata, su cui la luce batte scomponendosi in uno spettro iridato. L’apparenza inganna, e la realtà è sempre più colorata di come crediamo.
La verità è che questo regalo mi assomiglia, perciò ti guarda dal fondo del suo proprio riflesso.
E del tuo.
Discreto, ma anche inesorabile.
Prendere o lasciare.
Se ti guardi, è me che guardi.
Anche per questo il mio/tuo regalo non avrà mai quella subdola pretesa di dare e basta.
Io non mi riempirò la bocca assicurandoti che da te non voglio niente in cambio.
E’ vero che non mi aspetto nulla, meno che meno un grazie.
Però sarò sempre pronta a ricevere senza condizioni.
Lo specchio mi aiuta: disponibile a restituirmi comunque una tua immagine.
Slabbrata e virtuale, oscura e confusa, sarà comunque la tua immagine...
Lo specchio mi ricorda la forza del saper aspettare.
Enigmatico e muto, dà e riceve costantemente, nutrendosi solo del proprio guardare.
Il mio regalo è questo sguardo di pazienza.
Per questo, solo io sarò il pezzo unico della tua collezione.
Un’andata senza ritorno: questo regalo sono io.