Tutte le
cose
vogliono abbracciarti
by Nera di Seppia*
con i disegni di
Diego Romano
In mostra a
Fullcomics Rassegna Nazionale del Fumetto IV edizione Piacenza 11 - 13 aprile 2008: Clic qui |
Per acquistare una copia inserite qui il vostro indirizzo, vi contatterà l'editore. Grazie. |
CHI E’
STATO Chi è stato a farti a pensarti... Lei e lui, tra lenzuola celesti. Eri un maschio, già da prima si sapeva, cioè da sempre, lì in quel sudore di ragazzi, appena adulti, non troppo. Chi è stato a farti, a progettarti, e quindi a proteggerti... Lei smarrita, occhi di bambola, voce molto bambina, ma già sapeva tutto, e già voleva alla perfezione. Lui troppo presto uomo, un po’ esotico, la musica come una farfalla fin da allora posata sulla sua fronte di uomo, così abbronzata.
Arriverai con l’autunno e sarai un maschio. Chi è stato a deciderti? Nessuno. Io attraversavo la strada, era sera, c’è scritto sul mio diario, vedevo solo il futuro, che ne sapevo di te? Sei nato come un diamante, lì tra pressione e calore, al centro della terra, al centro del loro amore spiegazzato di ragazzi, nel celeste di quelle lenzuola che non finivano mai. Poi io tenevo la mano a tua madre, bambina più di me, mentre le attraversavi il corpo col tuo passo di luce e un suo gemito riusciva già ad esserti musica, diventando prestissimo la tua prima canzone. Bambina con un bambino, lei, tra le sue braccia bambine. (Ma lei, non io...) E lui che ci guardava. Un po’ esotico, turbato, la fronte così abbronzata: e così quasi due madri -che dico?- per uno stesso figlio... Ecco allora chi è stato a farti, desiderandoti più della vita, di notte e di giorno, immaginandoti fino al più piccolo respiro, anche se mai nessuno, credo, quanto me... Lì tra lenzuola spiegazzate infinitamente celesti, io da sola, ecco chi è stato...
|
|
TUTTE LE COSE Tutte le cose vogliono abbracciarti. Nemmeno una si tira indietro, nemmeno. Ti guardano e ti avvicinano, celesti, smarrite, incredule che tu sia davvero tu: così bianchissimo, e perfetto una cosa tu stesso (loro credono) e non sanno spiegarsi perché tanto più luminoso tu di tutte loro... Tutte le cose allora vogliono abbracciarti, ma non hanno braccia a sufficienza tenere e molli: nessuna carezza possono, infelici sulle tue spalle spandere, né di saliva e baci conoscerti, niente, sciagurate... Tutte le cose, per questo, tristemente ti guardano, come me affamate e vicino ti sperano. Ma non ci sei per loro, tu guardi sempre da qualche altra parte, più lontano...
Per questo, timide si tirano indietro facendoti spazio e rispettando quella tua vocazione all’essere in disparte solitario comunque. E tutte le cose vogliono dirtela, allora, la malinconia di questa assenza, non rassegnandosi però che ad esse, a volte, tu preferisca altri umani, forse, o altri spazi, extraterrestri chissà dove. Tutte le cose allora vogliono abbracciarti: tutte, nessuna esclusa e io con loro che come una cosa, ubbidiente e smarrita imparo come osservarti da lontano... |