Le società
ipertecnologiche sono sopraffatte dalla problematica dello smarrimento/smaltimento dei
rifiuti. Noi ribaltiamo la prospettiva e gettiamo le basi per una ripensamento
critico del relitto, cui tributare la gratitudine individuale e collettiva per
il suo uso non più attuale.
Rileggere la presenza di intere categorie di oggetti desueti in mezzo a noi,
recuperare l’insensatezza presente dei loro scopi di un tempo favorisce la
crescita della pietà umana.
State per entrare in un serrato dialogo fra immagini e parole.
A ben quaranta foto corrisponderanno altrettante riflessioni, in una sorta di
saggio fotografico-filosofico per frammenti.
Quaranta tappe per un percorso di recupero amoroso che inizia, nella più pura
tradizione epistemologica, da una riflessione sul linguaggio e che si conclude
con un ciclico ritorno al punto di partenza…..
1.
Il relitto è l’avanzo di un naufragio.
Nella superficie di ogni relitto, in mezzo a depositi di sali, sta così scritta
la memoria di una traversata, l’azione dei venti, l’andirivieni delle onde…
Ogni relitto è dunque senza dubbio figlio di un viaggio e di una dispersione.
La carcassa di una nave incagliata e abbandonata sulla costa, ma anche i rottami
di un aereo precipitato o un uomo ridotto in misere condizioni dall’alcool o
dalla droga testimoniano svariati tipi di naufragio.
L’esposizione alle intemperie e agli eventi, insieme allo scorrere del tempo
determinano la prima virtù del relitto: lo smarrimento.