FILI D'ERBA
Variazioni sul tema del regalo
Testo e disegni: Laura De Luca
Musiche originali:
Silvano Valci
8. Questo regalo è pieno di pietà
“Regalo” si dice anche “dono”. E “dono” ha assonanza con “per-dono”.
In italiano la particella “per” intensifica il significato che viene dopo.
Come dire che il perdono è un superdono, un ultradono: un dono speciale, il regalo più grande che c’è.
Perdonare vuol dire donare completamente, ovvero donare senza avere più memoria.
Donare anche quella fierezza di aver donato, sbarazzarsi di quella piccola presunzione di aver fatto la scelta giusta, buttare via il desiderio inespresso di ricevere un complimento, annullare il bisogno di sentirsi dire grazie.
Vuol dire dare via proprio tutto, non tenersi niente, neppure lo scontrino...
La cosa più importante, nel fare un regalo, è dimenticarsene subito dopo.
Ma, nel perdono, quello che si dona è... il perdono stesso! Cioè la dimenticanza di un’offesa.Allora il perdono è la dimenticanza di una dimenticanza! Infatti è soprattutto quando perdono che devo dimenticarmi il prima possibile di averlo fatto...
Questo mio regalo non ha niente da perdonarti, evidentemente.
Né io con lui.
Perché tu non sei del tutto colpevole... (né io del tutto innocente!)
Però io ho moltissimo da comprendere. E questo davvero non mi basta mai.
Perciò ti per-dono.
Nel farti questo iper-regalo, a ben vedere, sono io che ricevo.
Quando avrò per-donato, avrò anche com-preso.
Avrò preso dentro di me, ricevuto, abbracciato qualcosa che prima non ero capace di conservare.
Il perdono (l’ultradono!) è una conoscenza speciale delle cose e degli uomini.
A ben vedere allora, sono proprio io, per-donando, ad acquisire qualcosa!
L’ultra-dono mi dà la forza di prendere dentro di me tutte le meschinità, i torti subiti. Anche il male sarà mio: grande potere! Da oggi sarò invincibile...
Dovrò fargli spazio dentro di me, e nel farlo mi ingrandirò, crescerò... Finirò per assomigliare ad una casa con tante finestre...
Potrò affacciarmi...
Potrò guardare sempre più lontano e dimenticare tutto quello che è stato.
Il perdono mi darà tanta lungimiranza da accompagnarmi dove tu stesso non sei mai arrivato.
Riuscirà a farmi accogliere anche quelle tue debolezze che in passato mi hanno ferito.
(Ma poi perché mi sono fatta ferire?)
Il mio regalo sorriderà di loro e te le restituirà tutte vestite a festa.
Per questo ti regalo tutti i fili d’erba: gli stessi che tu hai calpestato, sui quali hai camminato distratto, feroce e incurante.
Ma questa parte del mio regalo non sarà così facilmente visibile...
Sarà il momento in cui il mio regalo rischierà di passare completamente inosservato.
La pietà di cui è pieno lo renderà invisibile e sfuggente, quasi un oggetto d’ombra.
E così riempito di pietà, renderà per un momento invisibile anche me, allontanandomi dal tuo sguardo, mettendomi in cerca solo di un riparo di pudore...
Mi sembrerà di non avere più niente da dirti.
E tu crederai di non avere proprio più niente da ascoltare.
Mentre la cosa più preziosa del mio regalo sarà proprio questa: l’averti finalmente compreso.
Solo che non potrò dirtelo!
Magnifico contrappasso...
Lo capirai da te.
Il mio regalo è questo: avrò dimenticato.
Il male e anche il bene.
Significa che sarò pronta a ricominciare da capo, per com-prendere ogni più piccolo, insignificante dettaglio, per non farmi sfuggire niente.
Dandoti qualcosa, in realtà mi disporrò ad avere.
Sempre di più.
Perciò la pietà è il regalo più difficile.
Perché è questa confusione di direzioni.
Chi offre? Chi riceve?
Io sarò pronta anche al tuo dolore.
Lo condividerò per quanto possibile. E riuscirò a trasformarlo in qualcos’altro.
Per poi non pensarci più.
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