Tappeti di schiene quegli arabi in preghiera visti in tivù. Dio non ha piedi, per fortuna, o schiaccerebbe scarafaggi e convesse spine dorsali, peli di cane e formiche, pagine strappate e buste del supermercato.
Devo perciò io proprio io scontarla l’infinita condanna dell’aspirapolvere, dell’aspiracuore: io sola a schiena bassa, chiamando per nome le briciole.
L’infinito è ormai finito qui tra briciole sparse di biscotto.
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