Le mie mani sono segnate. I piccoli tagli, chiamiamole rughe. E le rughe chiamiamole strade. E’ la firma della polvere, la carezza del detersivo: passa e ripassa il velluto diventa carta vetrata, uno straccio ricorda forme maschili - ricorda soltanto - perché anche il maschio era velluto, cotone, forse seta, una volta soltanto: a toccarlo, stupratore e ladro e insieme articolato amante. E intanto schiume, delicate bolle consolano della durezza del pavimento sul quale mi inginocchio adorante, con le mani aggrappate a un altro straccio Mani, cioè stracci.
Le mie mani sono piegate. Chiamiamole pieghe, chiamiamole rughe. E le rughe chiamiamole strade. Per andare, ovviamente,
in nessun posto.
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