In ginocchio

Le mie mani
sono segnate.
I piccoli tagli,
chiamiamole rughe.
E le rughe
chiamiamole strade.
E’ la firma della polvere,
la carezza del detersivo:
passa e ripassa
il velluto diventa carta vetrata,
uno straccio ricorda forme maschili
- ricorda soltanto -
perché anche il maschio era velluto,
cotone,
forse seta,
una volta soltanto:
a toccarlo,
stupratore e ladro
e insieme articolato amante.
E intanto schiume,
delicate bolle consolano
della durezza del pavimento
sul quale mi inginocchio
adorante,
con le mani aggrappate a un altro straccio
Mani,
cioè stracci.

Le mie mani
sono piegate.
Chiamiamole pieghe,
chiamiamole rughe.
E le rughe
chiamiamole strade.
Per andare,
ovviamente,

in nessun posto.