Ero bambina una volta. Io pure. Sognavo l’azzurro, le farfalle afferrando. Ora afferro quel cellulare, l’insidioso allarme, l’ira dei giorni, la carriera vantando dinamica isterica tragica. Ero donna, una volta, sapevo sussurrare favole. Ora urlo il niente, le sue infinite violacee declinazioni, il suo disumano presunto splendore.
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