Che hai fatto, mondo? Ti sei chiuso in un monitor sottile. Sottile quanto il mio disagio di non poter toccare più corpi, oggetti, monete. Sporcarsi le mani era facile. Di farina di sugo, materia. Ora su tasti, polpastrelli estensi, tra impalpabili saluti e promesse dilagano azzurre fluorescenti visioni. Non toccherò più ravanelli? gusci d’uovo? schiume? Le stimmate di questo mondo sono farfalle teoriche e perfino il dolore si attarda ormai a venire. Ferite digitali reclamano il loro filo scarlatto.
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