Quinto
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-Bea! Devi aiutarci! -Rudi, grazie al cielo! Dovete aiutarmi! Sta per uscire. E' venuta alla porta con una calza sì e una no, la camicia semisbottonata, continua a rimbalzare da una stanza all'altra spettinata e sconvolta. Uccio sembra appena più calmo, lei gli ha lasciato il compito di spiegare: -Entrate, dài. -Sorriso idiota e poco convinto. Poi, imbarazzato: -Ha telefonato Anna. Silvia ha avuto un attacco. Vado a vederla, forse bisogna portarla in ospedale... -Un attacco di che? -E' in Aids, non lo sai? |
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No, non mi avevano avvisato. Nessuno me lo aveva scritto, neppure telefonato. Anna non si era mai lasciata andare. E su Internet, del resto, non c'era neppure questo. A-i-di-esse: l'avete mai sentita, questa sigla? chi la conosce? io non sono autorizzato a sapere, anzi, ora che ci penso, non sono autorizzato neppure a respirare. Flash. La fronte improvvisamente bagnata di Cesare. Silvia stava al centro del suo cuore, un tempo. O forse ci stava Anna, o forse tutte e due, erano talmente insparabili, talmente uguali. Silvia, l'ombra della sua donna ideale, forse. Altro flash. Nel celeste di Winter è passato un lampo. Tu, che hai solo vent'anni, avevi mai sentito niente di A-i-di-esse? Un lampo viola. Hai, tra gli amici della tua età, qualcuno che sia in A-i-di- esse? |
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Uccio giostra fra le mani il manico della valigetta, non ci diciamo niente. Troppo tenero per diventare il cardiochirurgo che voleva diventare. Oggi fa il burocrate alla USL diciassette, imborghesito per l'eternità. Quella volta della bomba a piazza Carpaccio studiava ancora patologia. La vista del sangue all'epoca non lo aveva svezzato, era alle prime armi. -Un medico! Serve un MEDICO! - gridava la gente terrorizzata. Lui si lanciò d'istinto sui feriti. Si strappava la camicia e faceva bende alla meglio. Tremava come adesso. Che potevano tutti i suoi manuali sottolineati a matita su quelle carni spappolate? |
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-Siamo stati anche noi a fare questo? Noi, DAVVERO? -chiedeva sconvolto, e tremava- E' QUESTO, IL ROVESCIAMENTO DEL SISTEMA? Ignaro, dava corpo lui alle mie domande. Nel gruppo, i più attaccati alla materia per renderci davvero conto di quello che era successo, eravamo noi due. Lui per studiarla in biologia molecolare, io per tentare di disegnarla, ma con la luce. Con certi, caduti per terra davanti al Palazzo dei Congressi, lui non aveva quasi più niente da fasciare. Io, quasi più niente da fotografare. Era la morte già allora, ma non l'avevo riconosciuta. Mi bisbiglia: -Perfavore, venite anche voi... Non so in che stato la troveremo... Silvia, dico. E Bea è troppo....-Che cavolo fai PIANTATO LI'? -Bea irrompe scapigliata dal bagno- Vai a prendere la macchina, intanto che scendo! E voialtri, venite con noi! Winter, perfavore MUOVITI! Veniamo ricatapultati fuori. Succede tutto così in fretta; qualcosa ci fa deviare da un percorso che fino a un attimo fa era quasi rettilineo. Winter, lo rivedo di sfuggita: è un altro flash di chiaroscuro nettissimo, che quasi mi assesta una coltellata dentro gli occhi, quasi mi fa invocare il buio. In strada i lampioni gli sbiancano la faccia fino a cancellare i lineamenti. Il corvo dei capelli ha le ali tutte spiegazzate. Alle nostre spalle Cesare fa un'ombra massiccia e compatta, una piramide di carne in gelatina, un irregolare cono di lardo. |
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E poi, quel Welles alle nostre spalle, quel cinema che ci aspettava, le poltrone in morbido panno... E poi via dell'Orso, ma tanto lì c'è uno che non esiste, c'è un dolore virtuale, c'è solo l'ombra di un essere umano: io non abbocco,
non abbocco... Freddo cane. Uccio mette in moto la Polo, ma Bea ancora non scende, laggiù in fondo le luci colorate dell'unico bar aperto, le risate dei marinai, i gridolini della ragazza con le labbra fosforescenti. Eravamo dei loro, due o tre millenni fa. |
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E' bastato un attimo - quel solito attimo
che io vorrei fotografare- per separare di un oceano il
prima dal dopo: allora di colpo la terra si mette a
tremare, e ti staccano dalla tua amata riva,
e tu non sei più dove pensavi di essere. Potrai tornarci?
Potremo? ...E la proprietà che non doveva esistere, ma dove ma quando, e la classe operaia che doveva raggiungere il Paradiso in capo a qualche mese, e lo stato padrone che doveva essere destabilizzato. E noi, che per un pelo non avevamo imbracciato i mitra, sì noi pure, come certi nostri compagni senza scrupoli, come i nostri fratelli maggiori. Avevano fatto bene quegli altri? Non proprio, e noi però non ce la sentivamo di condannarli, le ingiustizie erano tali che solo un rovesciamento radicale avrebbe potuto fermarle, e noi che avevamo speso comunque in questa lotta presunta i nostri anni migliori come meglio avevamo creduto e potuto. "In che modo? Che avete concluso, alla fine?" domanda sempre Winter, ostinato, fedele, mentre nell'aria scorrono gli accordi di Life is a lady, di Santana, l'ha messo su lui questo disco, dove l'ha ripescato?.... Volantinaggi, assemblee, occupazioni, complotti alla luce del sole e anche contributi di lacrime. "Ti pare niente?" "Non lo so, io non c'ero...." E gente che finiva per rimetterci le palle... E poi, all'improvviso, quei telegiornali che ci danno il folle annuncio: il mondo si è rivoltato, masse di profughi da oltre cortina, dal comunismo stanno scappando, li ho ripresi io con le masserizie in testa, sulle rive della Vistola e i piedi affondati nella neve, Dio che freddo che sentivo, quasi come stasera.... Volevamo mandare il vecchiume in soffitta, adesso siamo noi da naftalina. Clic. Un attimo: non era mica comunismo, quello. E certi tromboni che pontificavano, e, oh Dio che freddo che fa: "Tra i giovani della lotta politica c'è stato il peggio e il meglio della nostra generazione!" Franco Fortini aveva una faccia da murena, ma era solo un intellettuale, parlava per la sua generazione, mica per la nostra. Che ne sapevano, loro, dall'alto delle loro cattedre?.. "E ora?" "Ora siamo tornati normali, ridimensionati dal tempo". Il comunismo è morto. Fortini è stato avvertito? Ora c'è l'A-i-di-esse. Non più eccessivi, non più estremi, relegati a questi drammi da ospedale, a queste storie private. Con le bandiere ripiegate e il cuore stretto, la vita è proprio una signora.... Scende Bea, ci stringiamo tutti in macchina, Dio che freddo che fa. Adesso ci si è messa anche la tramontana, la notte tiene affondati nei nostri zigomi i suoi denti da squalo. Uccio parte a molla. Nessuno parla. Oddio sto per rivedere Anna, stellina. Noi tre dietro: a sinistra ho Winter, i suoi vent'anni racchiusi in questa persona gracile, eppure inspiegabilmente fortissima, dura e tenera allo stesso tempo. |
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A destra Cesare, una statua di legno che puzza di fradicio di barche, che sogna sempre di cavalcare un'Honda, la mia, e nel suo unico cuore di luce, il ricordo della piccola Silvia, forse la sua donna ideale, forse. Ma chi lo sapeva, che era malata? |
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