Perché avete imbracciato il mitra? 
Risponde in esclusiva Prospero Gallinari, fra gli esecutori materiali del sequestro e del delitto Moro.
" I processi alla storia sono sempre difficili. Io ho iniziato a far politica nella FGCI, ho vissuto il '68, anche se ero molto giovane, sono stato influenzato da una realtà internazionale (America Latina, Vietnam)… All'epoca, in Italia, decine di migliaia di persone pensavano che esistesse la possibilità di mutare radicalmente l'ordine sociale ed economico del nostro paese.
Insomma non ho incominciato a far politica con le armi. Le armi sono state lo sviluppo di un processo ben preciso che era già in atto. Non eravamo un gruppo di disperati che a un certo punto hanno cominciato a sparare….
Vi siete pentiti?
E' difficile valutare il pensiero di tanta gente, anche tenendo conto degli sconvolgimenti che sono accaduti, delle sconfitte subite, degli errori ammessi. 
Parlo per me. Sicuramente ho fatto molti errori. Abbiamo perso. Il progetto al quale avevamo lavorato è stato sconfitto e sono accadute tante tragedie.
Però i valori che mi portarono a fare quelle scelte per me restano validi.
Alludo all'uguaglianza fra le persone, alla libertà, al fatto che non ci debba essere qualcuno che sfrutta e qualcuno che è sfruttato, che non debbano esistere le ingiustizie sociali.
Oggi, dopo quasi vent'anni di carcere, questi valori me li porto ancora dentro, non li ritengo in sé portatori di tragedie, ma semplicemente cose che si sono inserite in uno scontro, in una contraddizione dove è difficile individuare chi era il buono e chi il cattivo…
Del resto in Italia c'è stata una lotta armata di sinistra, ma anche stragi di stato tuttora impunite. Ricordo un avversario di tutto rispetto: allora ministro degli Interni, poi presidente della Repubblica, oggi politico attivissimo… Francesco Cossiga, il quale ha avuto il coraggio di dirlo con chiarezza: o si storicizza quel fenomeno, oppure è impossibile spiegarlo.
C'è chi propone di chiudere per sempre i cassetti della lotta armata, di non pensaci più. Davvero è tutto finito? E per combattere il male, davvero è sempre necessario imbracciare un'arma?
No, quel capitolo non va chiuso, semmai aperto. Se il paese non spiega ai giovani le ragioni di quanto è successo, non si compirà mai un vero passo avanti, ma indietro.
Quanto alla violenza. Mi sembra che da questo punto di vista davvero siamo a un regresso. Mi sembra che non si proceda affatto verso una pacificazione… Penso a Internet, ai mezzi di comunicazione.. il pianeta ormai è una cosa piccolissima e 
siamo costretti ad ammettere che la violenza di oggi è addirittura superiore a quella degli anni passati, che le contraddizioni sono ancora più lancinanti… Il nord… il sud…
Per questo è necessario tentare una rilettura delle cose accadute, proprio come propone Cossiga, a costo di passare per matto.
E infine, i valori di cui parlavo, devono ancora poter consentire uno sviluppo del genere umano, oppure tutte queste contraddizioni aumenteranno, è inevitabile. Forse non le denuncerà più il movimento studentesco, ma qualche altra realtà… 
Ma certo non si risolveranno le cose mettendo una pietra sopra al passato. 

(Intervista di Fabio Badalassi)