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Decima scena
Parare il pallone. Sogni e libertà
FILIPPO
Era il grande Costantino, visionario e
combattivo, quello che veniva caricato nella macchina scura, mentre le
foglie bagnate, i clacson delle auto, gli sguardi curiosi e afflitti
facevano di Roma la città più strana, più distante, più bella del mondo?
- E’ mio fratello. E’ solo mio fratello. E cosa vuole quella vecchia che
mi fissa e si fa il segno della croce? Non c’è niente da guardare,
continua per la tua strada, non sono fatti tuoi. Il dolore non è cosa
pubblica.
La stradina ombrosa e la Chiesa illuminata. Il portone spalancato. Non era
più facile entrare oggi rispetto a due giorni fa. Era più comodo, più
conveniente, ma non facile. Per niente facile, era difficilissimo.
Spazzacamino parlava, sereno, le parole scorrevano sulle sue labbra
sorridenti e il suo sguardo accoglieva in sé tutti gli smarriti, gli
affaticati e gli oppressi. Ma Filippo non era in quello sguardo, non
voleva entrarci. Assisteva a una scena, lì per caso, ma lui ne era fuori.
- Potrei stare in qualsiasi altra parte, ma non qui.
Adele e Francesco piangevano e gli amici e i conoscenti erano intorno,
tutti intorno a fare cornice e Filippo era fuori anche dalla cornice. Le
parole di Spazzacamino arrivavano a tutti e il suo sguardo abbracciava
tutti. Filippo osservava.
- Quello non è mio fratello. Quella cosa di legno in mezzo alla chiesa…
mio fratello non è lì.
“Lui è già lì e da lì, sono sicuro…”
Ma di cosa era sicuro Spazzacamino, cieco e sordo quando due giorni prima
non aveva riconosciuto il dolore e la solitudine che gli erano passati
accanto?
“Costantino sarà con noi per sempre e tutti noi siamo in Lui”.
Vile retorica, parole per nascondersi.
- Sono solo, ancora solo, sempre più solo. Rivoglio mio fratello!
Filippo cominciò a sudare.
Acquerello di
Gianni De Luca
COSTANTINO
- Parlami di Lui. La voce flebile di
Costantino gli risuonava nelle orecchie.
FILIPPO
- Che vuoi sapere?
COSTANTINO
- Chi è Lui?
FILIPPO
- Lui è quello che può dare un senso a tutto
questo.
COSTANTINO
- Dimmi altro.
FILIPPO
- Cosa vuoi che ti dica?
COSTANTINO
- Tu credi?
FILIPPO
- Perché mi fai questa domanda?
Filippo si toccò i riccioli ancora bagnati sulla fronte.
- Sta piovendo, di nuovo.
- Non voglio giocare. Piove!
IL PADRE
- Continua Filippo, sono solo poche gocce.
FILIPPO
- No! Piove forte.
IL PADRE
- Non avere paura Filippo!
FILIPPO
Francesco sedeva accanto ad Adele, coperto
come sempre in strati di lana. Ogni tanto si voltava e guardava il figlio,
in piedi accanto alla colonna, lontano nei suoi pensieri. E il figlio
guardava lui, seduto a bordo campo, in attesa del miracolo: il pallone
parato, un abbraccio.
Cinzia gli sussurrava che un prete aveva già visitato la loro casa qualche
giorno fa. “Proprio quando tu non c’eri. Il giorno in cui sono venuti i
tuoi genitori.” Gli diceva che Costantino aveva già ricevuto parole di
speranza, di fede, che era un ragazzo meraviglioso, che lei avrebbe
continuato ad essere l’amica del piano di sopra. “Se vuoi parlare un po’…”
COSTANTINO
- Parlami di Lui.
CINZIA
- Non si può fare altro che amare, sempre e
di più.
LA VOCE
- Venite a me voi che siete affaticati e
oppressi e io vi ristorerò.
CINZIA
- Amalo!
IL PADRE
- Non aver paura, Filippo!
FILIPPO
- Mi gira la testa, devo prendere un po’
d’aria.
CINZIA
- Non fuggirai un’altra volta, vero?
FILIPPO
Filippo le fece una carezza.
CINZIA
- Sei corso via l’altro giorno: dove sei
andato?
FILIPPO
- Tra qualche tempo ti racconterò tutto.
Cinzia rientrò. Filippo rimase fuori, indeciso tra il riparo del
cornicione e la libertà della pioggia.
FILIPPO
- Costantino, che m’ hai combinato? Ho corso
come un pazzo per salvarti e tu eri già salvo. Mi hai costretto a parlare
e tu avevi già ascoltato parole migliori delle mie. Non sono riuscito a
salvarti. Ti ha salvato Lui.
Si tirò indietro i capelli bagnati.
Dio quanto non è vero tutto questo! Dio, come faccio adesso, senza mio
fratello? Urlare, correre via e dimenticare: non è possibile, non è
giusto.
Filippo si tolse via le gocce di pioggia arrivate fin sulle sue guance.
Pioveva forte, e il ragazzino davanti alla porta raccoglieva il pallone, e
lo rilanciava. Gli gnometti saltellanti non erano riusciti a fare gol.
- Sono zuppo, è ora di rientrare da mio fratello.
L’uomo sulla croce era bagnato come lui.
- Pigrone, stai sognando adesso? Cosa stai sognando?
Ricordò che i sogni degli uomini appartengono a Dio.
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