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Settima scena
Dove vai?
FILIPPO
Un ragazzo e una ragazza si baciavano
appoggiati al muro imbrattato del garage, quello vicino al negozio di
specchi e cristalli. I giapponesi facevano foto a una solitaria fermata di
bus, e la vecchia scuola del quartiere stava a guardare.
Filippo entrava ora in una stradina ombrosa: l’edera a destra e a sinistra
e poi… flash!
- Il sole in piena faccia proprio no, grazie. Togliti sole, ho da fare.
La piazza, e in fondo alla piazza…
- Eccola! E il suo cuore si rianimò. Le scale divorate dalla corsa.
- Non si apre, la porta è chiusa, è tutta chiusa! La chiesa è chiusa!
Si guardò attorno. Non c’era nessuno.
- Apriti dannazione, Costantino ha bisogno di te, ti sta aspettando.
Aprite! Spalancate questa porta, mio fratello sta morendo…
Filippo si accasciò sull’ultimo gradino delle scale, i lacci delle scarpe
sciolti e la testa fra le mani. 15.45: l’orologio non sbagliava.
Dormono, i preti dormono, Dio riposa, tutti sono in pace nella domenica
del Signore, e io qui, un povero disgraziato che cerca. Pausa. - E
continuerà a cercare!
acquerello di Irio Ottavio
Fantini, 2002
FILIPPO
Di nuovo in piedi, di nuovo l’ansia di
arrivare e il timore di trovare. La stradina ombrosa, la scuola, la coppia
ancora appiccicata: Filippo tornava sui suoi passi.
- Non tornerò sui miei passi. Troverò una chiesa aperta,
entrerò, anche se mi costa fatica, costringerò un prete a venire con me, e
Costantino sarà finalmente salvo.
E poi, quasi ripensandoci: - Mi devono dare delle risposte, cazzo!
Filippo attraversò un grande incrocio, continuò a camminare per un po’,
alzò gli occhi e ammirò un’imponente facciata gotica.
- Però!
Si stava avvicinando, quando vide un piccolo uomo camminare nella sua
direzione.
E’ nero come uno spazzacamino, pensò sorridendo. Cominciò a muovere
qualche passo verso l’uomo vestito di nero, mentre le mani sudate
cercavano rifugio nelle tasche dei pantaloni.
- Devo fermare il prete. Devo fermare il prete. Ripeteva per farsi
coraggio.
- Ci siamo! Filippo deglutì.
FILIPPO
Un attimo. Per un attimo le due ombre si
confusero, poi “spazzacamino” passò oltre e Filippo abbassò lo sguardo.
- Non mi ha riconosciuto!
Filippo guardò il prete che si allontanava. Poi guardò la chiesa gotica, e
alla sua sommità la croce.
- Troppo in alto. Sei troppo in alto per me. Che ci fai lassù se qui per
terra uno non si accorge dell’altro? Se un prete non ti sorride più e non
ti dà la pacca sulla spalla? Se uno è troppo codardo per chiedere aiuto?
Filippo poggiò la mano alla porta, fece una leggera pressione. – Ho bisogno di te! – Pianse dentro. La porta era chiusa. Rimise la
mano in tasca e andò via.
LA VOCE
Da tanto tempo sei con me, Filippo, e
ancora non mi conosci?
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