Prima scena

La stanza. Filippo e Costantino. Una voce.

 

FILIPPO

- Questa notte non ho sognato - disse Costantino guardando il fratello in piedi davanti a lui: spalle robuste, faccia seria e capelli scomposti sulla fronte. Faccia seria.
- E meno male! Sono venticinque anni che sogni, la notte e il giorno, sarebbe finalmente ora di finirla, con questa brutta abitudine! Rispose Filippo guardando il fratello disteso: piedi numero 47 che spuntavano fuori dal letto e ginocchia appuntite che deformavano le coperte.
Perché non ha sognato, perché? E’ forse un segno? Lui stesso vuole dirmi qualcosa? Devo riferirlo ai dottori?
Si toccava i capelli e intanto il suo cervello pensava, rifletteva, indagava.
Perché ha smesso di sognare? Sognare è sempre stata la sua VITA.

  

  

COSTANTINO

- Filippo!

FILIPPO

La voce di Costantino lo riportò alla realtà.
- Ehi pigrone, cosa urli? La tua vociaccia sfiatata ha messo in fuga due splendide cubane che mi ballavano attorno mentre io sorseggiavo caipiriña ghiacciata!

COSTANTINO

- Chi è il sognatore, tra noi due?

FILIPPO

E Filippo scoppiò a ridere, i denti bianchissimi e la mano che reggeva la testa, tanto era violenta la sua risata. Anche Costantino rideva ora, con l’aria che inciampava nella trachea e i sobbalzi del torace.
- Smettila pigrone, ti stai strozzando.
E improvvisamente tutta la stanza si fece muta.
Questa notte non ha sognato. Non sogna più, non sognerà più.
Porca malattia, che schiacci perfino quello che di più intimo e segreto appartiene a un uomo! E lui non è un uomo, è ancora un ragazzino, piccolo, nonostante il metro e ottanta, e indifeso verso la vita. Verso la MORTE.
Porco mondo, che ti fai calpestare da gente rozza e sporca e lasci sparire uno puro come mio fratello!

LA VOCE

Da tanto tempo sei con me, Filippo, e ancora non mi conosci?

  

  

FILIPPO

La faccia di Costantino era più bianca del solito.
Certe volte mi fa venire i brividi.
- Certe volte mi fai paura! - Urlò al fratello disteso - Stai qui, lungo sul letto, a chiamare il mio nome… usa piuttosto il fiato che hai per fare un po’ di esercizi di respirazione.

COSTANTINO

- Non sono un attore, non lavoro alla radio. Non mi serve la voce.

FILIPPO

Costantino guardò Filippo. Ridere, piangere, adirarsi?
- Ti serve l’aria, però.

COSTANTINO

- Non sono un bambino, capito? Non sono un bambino a cui puoi dire cosa fare e cosa non fare per il suo bene. Non esiste bene per me, non esiste più niente per me!

FILIPPO

Com’era bianco Costantino mentre le lacrime bagnavano il cuscino e Filippo gli accarezzava la fronte.

LA VOCE

Da tanto tempo sei con me, Filippo, e ancora non mi conosci?

  

acquerello e matita di Irio Ottavio Fantini, 2002

 

     
   
   
Filippo    Gaetano Lizzio
Costantino    Andrea Martella
La voce    Marco Guadagnini
  
Musiche originali    Il re è morto, parte prima, Gianluca Podio
  
Allestimento e regia    Gian Berardino Carlucci